Forse non tutti sanno cosa è successo a Don Alessandro Santoro. Forse non tutti sanno chi è Don Alessandro Santoro.

Andiamo con ordine. Don Alessandro Santoro è il promotore e il diretto responsabile della nascita della Comunità di Base delle Piagge, un quartiere periferico, per non dire marginale di Firenze.

Don Alessandro SantoroLa Cooperativa Sociale IL CERRO, con sede nella Comunità delle Piagge, opera in diversi settori che vanno dall'agricoltura biologica e gestione di centri di accoglienza, all'inserimento di giovani svantaggiati nel mondo del lavoro e giardinaggio (Oasi del Fiore), al Riciclaggio. La Comunità di Base delle Piagge, attraverso la Coop. Soc. IL CERRO, ha organizzato una raccolta di denaro per la creazione del "Fondo Etico e Sociale", depositato presso Mag6. Alla creazione del Fondo ha contribuito anche Mag4.

Gli aderenti al Fondo delle Piagge hanno la possibilità di indirizzare i finanziamenti verso iniziative che rispondano alle reali necessità del quartiere.

L'iniziativa di microcredito realizzata in uno dei quartieri di Firenze più degradati, con una popolazione di 10-12.000 abitanti, dove il reddito medio mensile è di 500 euro, è rivolta a persone italiane o straniere residenti o aventi domicilio nel territorio delle Piagge e ad imprese che hanno la propria sede nel quartiere o che operano in stretta relazione con esso.

Dall'esperienza delle Piagge si sta sviluppando Mag Firenze. (www.magfirenze.it)

 

Ed ecco cosa è successo.

Don Santoro è stato scomunicato e allontanato dalla Comunità di Base delle Piagge per aver celebrato il matrimonio di Sandra, una donna nata uomo.

Domenica 1 novembre Don Santoro ha fatto l'ultima messa nel giardino delle Piagge perché all'interno della struttura non riuscivano a stare le più di 1.200 persone che da tutta Italia sono arrivate nel piccolo quartiere per assistere alla sua ultima messa e per portare i loro saluti, i loro ringraziamenti ad un uomo che è riuscito a creare una cattedrale nel deserto.

 

Riportiamo la lettera aperta di Chiara Santoro, nipote di Alessandro, indirizzata ai cittadini, alle istituzioni e alla diocesi, che fa capire bene cosa è successo, ma soprattutto chi è Don Santoro e che cosa ha fatto.

"Dopo la festa, l'acerba speranza del rinnovamento, dell'abbattimento di alcune inutili e ghettizzanti barriere, eccoci, noi tutti, ricadere nel baratro delle gerarchie, dei dati di fatto, delle norme castranti che implicano divisioni e libertà negate. La breccia nel muro dell'ostilità e della diffidenza per il "diverso" che sembrava essere stata finalmente aperta, viene nuovamente rattoppata, troppo in fretta, con troppo dolore.

Mio zio è stato sollevato dalla cura pastorale della comunità delle Piagge, che il suo intervento e l'interazione con le persone che qui abitano hanno reso un laboratorio sociale e culturale, un luogo dove il cattolicesimo viene restituito alle sue origini, viene vissuto con una fede creata giorno per giorno grazie alla condivisone e all'amore.

Proprio per questo mio zio è stato sollevato dall'incarico: per aver celebrato il più bell'atto di amore e giustizia, il matrimonio tra due persone che, cattolici praticanti, per intenderci non come quelli che si sposano in chiesa per le foto e il vestito bianco, volevano vivere il proprio affetto e la loro esperienza nella luce del Signore.

Questo non è stato l'unico atto di amore che mio zio ha reso possibile con il suo operato; ma solo questo si è dimostrato "mediaticamente" rumoroso in quanto andava a disturbare le gerarchie, le immutabili certezze di una Chiesa che cerca nei suoi "orbi pilastri" delle radici di verità in un mondo in cui ha smesso di attecchire. Un terreno arido che si continua a tenere senz'acqua perché si ha paura di non riuscire a tenere sotto controllo, di non essere in grado di gestire le nuove colture che in questo modo germinerebbero. I pastori che portano il gregge su questo campo ormai senza vita, senza speranze per l'esistenza attuale, chiedendo obbedienza e sopportazione in vista delle prospere vegetazioni del paradiso; essi temono coloro che hanno imparato a vivere senza rassegnazione nel terreno arido,cercando di ottenere faticosamente qualche filo d'erba, per cercare di vivere insieme al gregge delle piccole gioie e dei momenti di condivisione,

visita alla comunita di base delle piagge durante la festa magica settembre 09Un uomo come Alessandro Santoro è riuscito a creare una cattedrale nel deserto. In un quartiere allo sbando, tra i rifiuti della nostra bulimica società capitalistica, tra le prove viventi dei danni sociali che essa ha provocato e che erano il cancro di un popolo senza speranze, ha deciso di dedicare la sua esistenza a rendere più degna la vita di queste persone. I mezzi che ha utilizzato sono le più pure parole del messaggio di Cristo: amore, condivisione, ascolto, giustizia. I punti cardini di un messaggio cristiano rivoluzionario che si stagliava e contrapponeva a una società e alle istituzioni che oggi, come allora, lo temevano e lo condannavano.

Don Alessandro Santoro non parla dai pulpiti di marmo, non predica parole vuote di sentimento in chiese semi vuote, non aspetta che i sacramenti scendano dal cielo, ma li vive in prima persona e crede nell'uomo e nelle sue possibilità di unirsi al messaggio di Cristo, accompagnandosi e accompagnando gli altri nel percorso della vita.

Ha dato una casa a chi non la aveva, ha donato motivi per sorridere a chi mai sarebbe riuscito a farlo, ha regalato momenti di gioia intensa a ragazzini e ragazzine che altrimenti non avrebbero avuto le possibilità di averli. Ha creato una comunità vera, quella base su cui Gesù avrebbe voluto che si fondasse la sua Chiesa, dove sinceri valori di rispetto reciproco e condivisione hanno restituito speranza e fede, quella integra, vera e vissuta, a persone che fino a quel momento erano state lasciate sole dalla società, dallo Stato e dalla Chiesa.

Di tutto questo nessuno ha parlato, nessuno ha mai espresso pubblicamente il suo riconoscimento verso questo pastore che viveva il messaggio di Cristo e lo attualizzava in una società difficile. Le istituzioni e la Chiesa hanno cercato di rendere ogni difficoltà che Alessandro Santoro incontrava nel suo cammino insormontabile e scoraggiante.

Ora, in perfetta coerenza con il suo intero operato, ha realizzato un gesto di amore e di totale realizzazione della fede tra due persone, cattolici professanti, che intendevano sposarsi secondo il sacramento del matrimonio. Un uomo e una donna che volevano condividere con Dio il proprio amore. Non una "donna nata uomo", o un "uomo diventato donna", ma solamente una donna, perché nulla tranne gli stereotipi e i pregiudizi che pervadono la nostra società e le strutture che la dirigono, come la Chiesa, può negare la sua identità.

visita ai laboratori della comunita delle piagge durante la festa magica settembre 09 1 E' quindi in questo modo che uno dei pochi preti che ancora vive umilmente il messaggio di Cristo, per la strada, condividendo povertà e umiliazione, tra i "reietti" della società viene "allontanato dall'incarico", come se fosse un tecnico addetto al buon funzionamento di una fotocopiatrice?

Non si tiene conto dell'impatto morale e sociale di questo gesto ma con estrema semplicità si liquida come fosse una questione di obbedienza e di ordine. Viene allontanato come se non avesse svolto bene il suo lavoro, come se non fosse riuscito a ottenere risultati soddisfacenti nel settore che gli era stato affidato, non come un uomo che ha dedicato la propria vita, ogni aspetto della sua persona, la sua forza fisica, l'intelligenza, il carattere, il coraggio per rendere migliore il destino di persone condannate ingiustamente da una società ghettizzante.

visita ai laboratori della comunita delle piagge durante la festa magica settembre 09 2Si solleva dall'incarico un prete che ha osato scardinare le porte delle botole segrete della sua casa, la Chiesa.

In questo modo la speranza si affievolisce, le barriere inutili e nocive che affollano la nostra vita si rafforzano, acquistando vigore da questa nuova ingiustizia perpetrata verso i più deboli, termine che oggi indica coloro che sono privi di potere economico e politico. Un'altra fiaba sembra chiudersi senza un lieto fine, le utopie sembrano proseguire nel fantasticare mondi migliori, sempre separate in modo sicuro dalla vita reale. Siamo riusciti a farci sfuggire un altro attimo di rinnovamento, un istante di rottura nel corso spersonalizzante della storia, riassorbito immediatamente nelle logiche conformistiche della società in cui viviamo, che, come un materasso di ultima generazione, riesce a tutelare i dormienti da ogni spostamento di peso che fuoriesca dall'equilibrio perfetto in cui viene mantenuto il corpo. Un sistema di pesi e contrappesi, che non sembra poter essere messo in discussione da nessun intervento umano.

Questo però non è il momento di arrendersi, è proprio nel momento della sconfitta che si riescono a vedere i miraggi di una salvezza, la forza degli animi frustrati e delle menti assopite.

E' il momento di continuare a sognare e agire!”

 

 

La Comunità Le Piagge ha pensato a sette mosse per far tornare Don Santoro. Eccole:

1)     Firmare la petizione alla pagina http://www.altracitta.org/?p=9914

2)     Inviare messaggi di indignazione al Vescovo di Firenze Giuseppe Betori.
La sua mail è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., l’indirizzo postale è Piazza  San Giovanni, 3 – 50129 Firenze
Telefono 055/271071

3)     Aderire al digiuno a staffetta sotto la Curia fiorentina in Piazza San Giovanni.
E’ possibile lasciare la propria disponibilità alla pagina http://www.altracitta.org/?p=9914

4)     Partecipare e dare forza alle attività della Comunità, andando a trovarli al Pozzo in via Lombardia 1,
telefonando allo 055/373737 o inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

5)     Sostenere economicamente le realtà attive all’interno della Comunità:
- Il Muretto, associazione di volontariato: Iban IT 31 G 07601 02800 000026306506
- l’Altracittà, giornale della periferia e Agenzia di Base: Iban IT 31 G 07601 02800 000026306506 causale “Altracittà”
- Il Pozzo, cooperativa sociale educativa: Iban IT 28 E 06160 21402 000007305C00
- Il Cerro, cooperativa sociale di inserimento lavorativo: Iban IT 14 S 07601 02800 000033303413
- Fondo etico, microcredito: conto corrente postale 2460.3771

6)     Acquistare i libri della neonata casa editrice Edizioni Piagge: http://www.edizionipiagge.it

7)     Acquistare i prodotti del commercio equo e solidale alla bottega Equazione di via Lombardia (FI)

 

Per avere maggiori informazioni: www.altracitta.org