La speculazione delle banche sul cibo

La speculazione sui prodotti alimentari è una delle principali cause dell'aumento e della volatilità dei prezzi del cibo. Per speculazione sui prodotti alimentari si intende l'aumento del volume di scambi delle materie prime sui mercati "a termine" tramite i futures. In poche parole i futures sono strumenti finanziari coi quali si stabilisce "oggi" a quale prezzo comprare "domani" un certo bene alimentare. Sono contratti derivati sempre più spesso non agganciati a un bene o un'attività reale, ma al mero andamento di un indice, che vengono generalmente rescissi prima della scadenza senza scambio di merce.

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Social Banking

All'interno del panorama finanziario e bancario esistono due diverse realtrà assimilabili alla definizione di Social Banking, ognuna delle quali riferita ad un particolare ambito di intervento e con diverse funzioni e finalità.

La prima ci riporta alla finanza etica, alla responsabilità sociale e alla sostenibilità economica ed ambientale.

Questa concezione di banca riscuote un notevole successo ormai da lungo termpo, ma è in particolar modo con la crisi finanziaria degli ultimi anni che la necessità di un sistema bancario più equo, trasparente e maggiormente responsabile si è fatta sentire con maggiore forza.

La totale deregolamentazione del sistema bancario e finanziario ha infatti dimostrato tutti i suoi limiti e la mancanza di responsabilità da parte degli istituti bancari ha creato danni incalcolabili, ricaduti perlopiù sui ceti medi e le fasce di popolazione più fragili ed economicamente più esposte.

Il social banking si pone come obiettivo principale quello di garantire la fornitura di servizi bancari a tutte le fasce economiche, anche a quelle a basso reddito e maggiormente svantaggiate.

L'attività degli istituti attivi in questo settore si distingue inoltre per il rispetto delle regole e dei principi etici nonchè per la promozione della sostenibilità economica e del rispetto dell'ambiente.

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Finanza islamica

Elemento caratterizzante della finanza islamica è il suo esplicito richiamo ai precetti della shariah (legge religiosa islamica) che vieta:

  • ribà (pagamento di interessi fissi su fondi prestati)

  • gharir (pratiche economiche che implicano irragionevole incertezza)

  • maysir (la speculazione)

  • haram (i comportamenti proibiti dal Corano)

Da questi precetti religiosi si possono dedurre dei principi fondamentali che deve seguire la finanza islamica.

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Monete locali

Le monete locali (dette anche complementari o regionali) sono strumenti di pagamento complementari che affiancano le valute ufficiali e sono utilizzate su base volontaria in determinati contesti locali da persone, esercizi commerciali, aziende unite da relazioni economiche, sociali, culturali e che scelgono di aderire al progetto.

La decisione di realizzare una moneta locale deriva dal desiderio di reagire alle conseguenze negative della globalizzazione economica, di riappropriarsi della moneta intesa come mezzo e non come fine e ricollegarla all'economia reale: usare monete locali significa insomma contestare la finanziarizzazione dell'economia, "il denaro che produce denaro" e la speculazione che questo comporta.

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Esperienze estere

La finanza etica, come abbiamo già avuto modo di dire nelle sezioni "finanza etica", può essere definita come "altra finanza". Si distingue da quella tradizionale perchè basa la sua attività sul rispetto di certi criteri di trasparenza, eticità, responsabilità ed è molto attenta ai risparmiatori; soprattutto per quelli che, a causa di determinate condizioni economiche, non riescono ad accedere al credito attraverso i tradizionali canali di finanziamento.

La finanza etica infatti vede il credito come un diritto di tutti e non un privilegio appannaggio di chi è già in possesso di propri capitali o che può disporre di valide garanzie.

Questa concezione alternativa e "nuova"di finanza è ormai diffusa in tutto il mondo e si concretizza con l'attività di banche e istituti di microcredito destinati a soggetti e comunità economicamente marginali e "non bancabili".

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Fondi etici

I fondi etici sono strumenti finaziari che, a differenza dei fondi tradizionali, combinano obiettivi di rendimento economico con finalità di solidarietà e responsabilità sociale.

Nonostante questi fondi non siano assolutamente riconosciuti dalla finanza etica, la quale non ritiene legittimo e rifiuta in ogni sua forma la speculazione o l'arricchimento basato sul mero possesso e scambio di denaro (se non in misura pari al tasso di interesse) e la definizione di "etica" per società che non operano totalmente in questo settore, hanno ottenuto recentemente ampia diffusione anche nel mercato italiano. 1

Questi fondi comuni di investimento possono essere classificati principalmente in due categorie: fondi solidaristici (o a devoluzione dei proventi) e socialmente responsabili.

I primi non utilizzano alcun criterio di selezione delle partecipazioni, ma si limitano semplicemente a devolvere parte dei ricavi o delle commissioni incassate ad iniziative di solidarietà o ad enti no profit.

 

I fondi socialmente responsabili invece sono strumenti finanziari che, differentemente dai precedenti prevedono una scrupolosa selezione dei titoli da inserire in portafoglio.

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Bitcoin

Bitcoin è una moneta elettronica ideata nel 2009 da uno studente giapponese che, coerentemente con la filosofia del progetto stesso, preferisce rimanere anonimo e celarsi dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

Questa moneta complementare nasce dall'implementazione del progetto b-money e del concetto di cryptomoneta, sviluppato nel 1998 da Wei Dai.

A differenza delle altre valute, Bitcoin non fa uso di un ente centrale di emissione, ma si avvale di un meccanismo di creazione e trasferimento decentralizzato basato su sistemi crittografici.

I flussi di moneta e le transazioni, eseguite in forma anonima, avvengono infatti tramite una rete peer to peer di utenti dotati di apposito indirizzo.

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Banche e investimenti radioattivi

Oltre la metà di tutti i finanziamenti all'energia nucleare in Europa, ben 92 miliardi di euro dal 2000 al 2009, arriva da un gruppo di soli dieci istituti finanziari. È questo il risultato della ricerca, commissionata dalla coalizione Banktrack di cui fa parte anche Greenpeace. Secondo lo studio - realizzato dall'istituto indipendente Profundo e pubblicato su - www.nuclearbanks.org- al primo posto della classifica delle banche nucleari c'è BNP Paribas, banca francese presente in Italia attraverso BNL (Banca Nazionale del Lavoro).

La ricerca spiega che non si sono registrati casi di finanziamento diretti a specifici progetti, se non per quote molto marginali (circa l'1%), ma si è potuto rilevare che la gran parte dei finanziamenti al nucleare avviene sotto forma di prestiti obbligazionari e prestiti (circa il 90% degli investimenti individuati).

Nel rapporto di Greenpeace Italia si legge: “Mentre nel caso dei prestiti corporate il capitale delle banche è potenzialmente a rischio, con la collocazione delle obbligazioni  e di azioni le banche sono protette da rischi finanziari. Invece di investire il proprio capitale, esse agiscono come mediatori per assistere le imprese nella ricerca di investitori disposti ad acquistare azioni o obbligaioni”.

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Campagna di pressione alle “Banche armate”

La Campagna di pressione alle “Banche armate” è un movimento di pressione al sistema bancario sul tema del supporto al commercio delle armi, un commercio che continua ad alimentare guerre e violazioni dei diritti umani. È nata nel dicembre del 1999 come proposta da parte di tre riviste del mondo missionario – Missione oggi, Nigrizia e Mosaico di pace (Pax Christi) – ai singoli e alle associazioni civili e religiose per un loro intervento diretto.
La relazione sull'esportazione italiana di armi nel 1998, presentata dal Presidente del Consiglio al Parlamento nel marzo del 1999, evidenziava un supporto all'export bellico da parte di molte banche italiane per un importo totale di 1.236 miliardi di lire. Alla vigilia dell'anno del Giubileo, il mondo missionario voleva proporre un cambiamento autentico, una presa di coscienza collettiva rispetto al problema. Si rivolse quindi direttamente a parrocchie, diocesi e istituti religiosi e a tutti i lettori delle tre riviste affinché scrivessero una lettera alle proprie banche chiedendo agli istituti di credito di essere trasparenti e cioè di confermare o smentire per iscritto (in modo da poter rendere pubblica la risposta) il loro coinvolgimento in operazioni bancarie di appoggio al commercio delle armi; in caso di risposta vaga o di non risposta si richiedeva ai partecipanti di chiudere i rapporti con la banca e rendere pubblica la scelta.

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Interesse zero

Il concetto di interesse zero nasce dalle teorie dell'economista tedesca Margrit Kennedy, secondo le quali il 45% di ciò che una persona spende per vivere è un interesse che paga alle banche. Si verifica infatti il seguente meccanismo: un soggetto privato paga l'interesse alla banca nel momento in cui chiede un prestito ma lo paga anche quando acquista un qualsiasi bene di consumo; l'impresa produttrice di questo bene infatti, nel momento in cui accede al prestito bancario e paga il conseguente interesse, scaricherà lo stesso sul prezzo finale del suo prodotto. In questo modo succede che l'acquirente paga in pieno tutto il costo degli interessi, l'impresa va in pareggio e la banca guadagna tutto il valore. Si tratta quindi di un problema di redistribuzione del denaro all'interno della società.
Occorre poi tenere in considerazione alcuni studi empirici secondo i quali:
l'inflazione continua a crescere proprio per la presenza stessa degli interessi che portano ad una continua svalutazione della moneta;
si verifica un enorme gap tra la ricchezza (e il denaro) in circolazione e quello effettivamente posseduto dalle persone;
rispetto al totale delle transazioni monetarie che avvengono in tutto il mondo, soltanto il 3% è destinato a beni e servizi, mentre per il 97%  si tratta di speculazione monetaria.
Un sistema di questo tipo risulta quindi incompatibile con una democrazia, proprio perché manca una democrazia sul denaro.

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