La Regione Piemonte promuove le associazioni fondiarie per contrastare il frazionamento fondiario e rilanciare l'agricoltura di montagna.

Mucche al pascolo sugli antichi terrazzamenti di Carnino di Francesco PastorelliCon la Legge Regionale n. 21 pubblicata sul Bollettino Ufficiale del 2 novembre 2016, la Regione Piemonte, prima regione in Italia, si è dotata di uno strumento che incentiva la costituzione di associazioni fondiarie, le sostiene ad esempio assegnando loro la gestione di terreni incolti o abbandonati di cui non si conosce il proprietario. Quello delle associazioni fondiarie è uno dispositivo di semplice attuazione, dai costi ridotti, capace di far fronte al problema del frazionamento fondiario, fenomeno dilagante in tutte le aree montane e collinari del Paese. Il frazionamento fondiario è infatti una delle cause principali della crisi dell’agricoltura in grandi parte della montagna italiana.

Terreni dalle dimensioni troppo piccole, particelle catastali con diversi proprietari, terreni i cui proprietari non sono noti: tutto ciò non consente di disporre di superfici aziendali adeguate. Di conseguenza si ha l’abbandono dei terreni, la perdita di paesaggio e di opportunità di sviluppo. All’origine del frazionamento fondiario vi è il meccanismo successorio così come stabilito dal diritto romano che prevede la ripartizione del patrimonio tra gli eredi. Ciò non accade dove vige il diritto germanico che attraverso l'istituto giuridico del maso chiuso o analoghi dispositivi ha impedito il frazionamento di un'azienda agricola.

Sulla falsariga di quanto avviene da tempo nelle Alpi francesi, dove lo Stato riconosce ed incentiva le associations foncières pastorales, negli ultimi anni sono nate anche in Piemonte, grazie ad iniziative volontarie, le prime associazioni fondiarie. La prima nata è stata quella di Carnino, frazione del Comune di Briga Alta (Alta Valle Tanaro). In seguito si sono costituite le associazioni fondiarie di Ostana (Alta Val Po), Montemale (Valle Grana), Lauriano (Collina torinese), Avolasca e Caldirola (Appennino alessandrino). Si tratta di un tipo di associazione dove i proprietari conferiscono i loro terreni e ne consentono una gestione unitaria. In questo modo un unico soggetto riesce a gestire unitariamente una vasta superficie per conto di numerosi proprietari che possono tuttavia indirizzarne e controllarne la gestione attraverso l’assemblea dei soci. Il ricavato dalla gestione di questi terreni - che possono essere concessi in affitto a terzi - va innanzitutto destinato al miglioramento fondiario degli stessi fondi, spesso in situazioni di degrado a causa dell’abbandono. Attraverso l'associazione fondiaria – la cui costituzione al di là degli aspetti formali richiede un cambiamento di approccio culturale da parte dei proprietari dei terreni- si passa dalla gestione particolare dei singoli appezzamenti ad una gestione collettiva dove prevale l'interesse comune a scapito di quello del singolo. Processo tutt'altro che scontato, ma unica alternativa all'abbandono dei terreni agricoli di montagna.

Francesco Pastorelli

Approfondimenti:
http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2016/44/attach/l201621_agri.pdf
http://www.torinoelealpi.it/bando-ricerca-i-progetti-sul-territorio/