Risposta di CTM, Bolzano/Verona, 30/11/2012

Ai soci
Coop. Mag4 Piemonte – Torino

Coop. Della Rava e Della Fava - Asti
Coop. I.so.la. - Torino
Coop. Il ponte – Giaveno (TO)
e a tutti i soci del Consorzio Ctm altromercato
All'attenzione di Presidenti e amministratori
E p.c.
Al Collegio Sindacale
Al Direttore Generale
Ai coord soci macroare

Cari soci,
nel ringraziavi per il vostro contributo riteniamo opportuno precisare quanto segue, in quanto, al di là delle legittime visioni differenti, ci sembra che alcune valutazioni potrebbero sorgere anche dal mancato approfondimento o dalla errata interpretazione di talune idee e concetti esposti a Milano il 06/10/2012 nel seminario sulla finanza Altromercato.
Innanzitutto ci preme ricordare come il seminario sia stato annunciato durante l'assemblea di Brescia (09-10/06/2012), quale prima tappa di un percorso che ha lo scopo di focalizzare e rilanciare l'attività di raccolta di capitale e risparmio da parte dei soci BdM del Consorzio, in quanto tale attività contribuisce notevolmente alla solidità del sistema altromercato, oltre che, in primis, a quella dei soci stessi.
Il coinvolgimento di soggetti attivi verso una finanza attenta all'economia reale (Foncoop) ed allo sviluppo dei territori (Fondazione Cariplo ed Ethical Banking) tutti esterni alla compagine sociale del Consorzio, aveva lo scopo di far cogliere ai soci come il nostro movimento sia guardato oggi con molto interesse anche alla ricerca di eventuali e possibili collaborazioni da soggetti importanti ed interessanti appartenenti al terzo settore.
Non possiamo e non vogliamo entrare in questa sede nel dibattito di cosa sia la finanza etica in Italia e se siano solo le organizzazioni sedicenti tali a rappresentarla, ci pare però oggettivo riconoscere che di strada ne è stata fatta tanta negli ultimi vent'anni e che alcuni criteri che i pionieri avevano fortemente propugnato anni or sono, hanno iniziato a contaminare diversi ed anche altri attori.
Cooperativa IsolaLungi da pensare di essere noi a dare la patente di eticità, pensiamo che sia sensato, positivo per la società e moralmente corretto, essere inclusivi e attenti su questo punto, senza arroccarsi solo sulle proprie posizioni.
Nel merito di quanto scrivete vogliamo segnalarvi invece che le Fondazioni di Origine Bancaria (e Fondazione Cariplo è una , ma ce ne sono 88 in Italia) sono organismi di diritto privato ma regolamentati dalla Legge n. 218/90, una legge fortemente voluta dal parlamento per mettere i patrimoni accumulati negli anni dalle vecchie Casse di Risparmio al servizio del bene comune e dei territori dai quali provenivano (per questo motivo le nomine sono ad appannaggio delle realtà locali – comuni, provincie, regioni e società civile).
Moltissime cooperative sociali, associazioni culturali e dei più svariati generi e alcune ns botteghe vengono sostenute e finanziate da tali fondazioni proprio perché i nostri obbiettivi trovano spazio e accoglienza nella mission delle fondazioni stesse. E' quindi ovviamente legittimo e anche doveroso criticare le politiche delle Fondazioni ma assimilarle agli Istituti Bancari, di cui le stesse sono in parte azioniste, è errato e totalmente fuorviante.
Inoltre dire che realtà quali le fondazioni bancarie non c'entrano nulla con il mondo non profit è errato sul piano giuridico (tutte le fondazioni non hanno scopo di lucro incluse quelle di origine bancaria) ed ancor più grave sul piano culturale, in quanto significa misconoscere che le stesse sono i principali finanziatori a fondo perduto di tale settore, che, non per caso, è più radicato, forte ed attivo proprio dove operano meglio le fondazioni di origine bancaria.
Riguardo la Fondazione Opes alla quale il Consorzio ha aderito come promotore forse non sono circolate informazioni corrette. Tra l'altro il sito di Opes ancora non esiste e la vostra citazione è quella di un'intervista di uno dei promotori dell'iniziativa e dice sinteticamente che Opes presterà e investirà nelle imprese sociali (quindi anche produttori del commercio equo).
Opes infatti nasce dall'esperienza del fair trade, della micro finanza e della cooperazione internazionale per dare risposta a un bisogno urgente: dare capitali alle imprese sociali che non riescono a svilupparsi perché nessuno da credito e mette capitale di rischio per lungo periodo in queste organizzazioni!
La scelta di raccogliere a dono e di investire nasce dal fatto che non si vuole operare come la finanza dominate che è diretta esclusivamente dalle aspettative di rendimento dei finanziatori e che quindi decide di mettere capitale in un'impresa solo se c'è una prospettiva di lauto rendimento.
Opes, si è data come vincolo quello di entrare nel capitale delle imprese (o di prestare a tassi sotto il mercato) partecipando al rischio a fianco degli imprenditori sociali, ma sempre rimanendo in minoranza perché crede che l'impresa è di chi la realizza sul campo e non di chi la capitalizza.
E' proprio a partire da questa chiarezza e pulizia di visione, pensando alle molte realtà di nostri produttori del sud del mondo, che ci siamo convinti a dare la nostra adesione.
Ovviamente non pensiamo con questo breve scritto di aver fugato tutti i vostri dubbi o di aver modificato le vostre convinzioni, ma speriamo invece che possa essere servito per evitare facili fraintendimenti, tenuto conto che, come sempre, toccherà ancora dibattere e ragionare insieme ai soci di tutti gli argomenti legati alla finanza Altromercato.
A disposizione, se lo riterrete, a incontrarvi per approfondire ulteriormente,
Un caro saluto
Il CdA

Coop. Della Rava e Della Fava - Asti

Coop. I.so.la. - Torino

Coop. Il ponte – Giaveno (TO)

e a tutti i soci del Consorzio Ctm altromercato

All’attenzione di Presidenti e amministratori

E p.c.

Al Collegio Sindacale

Al Direttore Generale

Ai coord soci macroare

 

Cari soci,

nel ringraziavi per il vostro contributo riteniamo opportuno precisare quanto segue, in quanto, al di là delle legittime visioni differenti, ci sembra che alcune valutazioni potrebbero sorgere anche dal mancato approfondimento o dalla errata interpretazione di talune idee e concetti esposti a Milano il 06/10/2012 nel seminario sulla finanza Altromercato.

Innanzitutto ci preme ricordare come il seminario sia stato annunciato durante l'assemblea di Brescia (09-10/06/2012), quale prima tappa di un percorso che ha lo scopo di focalizzare e rilanciare l'attività di raccolta di capitale e risparmio da parte dei soci BdM del Consorzio, in quanto tale attività contribuisce notevolmente alla solidità del sistema altromercato, oltre che, in primis, a quella dei soci stessi.

Il coinvolgimento di soggetti attivi verso una finanza attenta all'economia reale (Foncoop) ed allo sviluppo dei territori (Fondazione Cariplo ed Ethical Banking) tutti esterni alla compagine sociale del Consorzio, aveva lo scopo di far cogliere ai soci come il nostro movimento sia guardato oggi con molto interesse anche alla ricerca di eventuali e possibili collaborazioni da soggetti importanti ed interessanti appartenenti al terzo settore.

Non possiamo e non vogliamo entrare in questa sede nel dibattito di cosa sia la finanza etica in Italia e se siano solo le organizzazioni sedicenti tali a rappresentarla, ci pare però oggettivo riconoscere che di strada ne è stata fatta tanta negli ultimi vent’anni e che alcuni criteri che i pionieri avevano fortemente propugnato anni or sono, hanno iniziato a contaminare diversi ed anche altri attori.

Lungi da pensare di essere noi a dare la patente di eticità, pensiamo che sia sensato, positivo per la società e moralmente corretto, essere inclusivi e attenti su questo punto, senza arroccarsi solo sulle proprie posizioni.

Nel merito di quanto scrivete vogliamo segnalarvi invece che le Fondazioni di Origine Bancaria (e Fondazione Cariplo è una , ma ce ne sono 88 in Italia) sono organismi di diritto privato ma regolamentati dalla Legge n. 218/90, una legge fortemente voluta dal parlamento per mettere i patrimoni accumulati negli anni dalle vecchie Casse di Risparmio al servizio del bene comune e dei territori dai quali provenivano (per questo motivo le nomine sono ad appannaggio delle realtà locali – comuni, provincie, regioni e società civile).

Moltissime cooperative sociali, associazioni culturali e dei più svariati generi e alcune ns botteghe vengono sostenute e finanziate da tali fondazioni proprio perché i nostri obbiettivi trovano spazio e accoglienza nella mission delle fondazioni stesse. E’ quindi ovviamente legittimo e anche doveroso criticare le politiche delle Fondazioni ma assimilarle agli Istituti Bancari, di cui le stesse sono in parte azioniste, è errato e totalmente fuorviante.

Inoltre dire che realtà quali le fondazioni bancarie non c’entrano nulla con il mondo non profit è errato sul piano giuridico (tutte le fondazioni non hanno scopo di lucro incluse quelle di origine bancaria) ed ancor più grave sul piano culturale, in quanto significa misconoscere che le stesse sono i principali finanziatori a fondo perduto di tale settore, che, non per caso, è più radicato, forte ed attivo proprio dove operano meglio le fondazioni di origine bancaria.

Riguardo la Fondazione Opes alla quale il Consorzio ha aderito come promotore forse non sono circolate informazioni corrette. Tra l’altro il sito di Opes ancora non esiste e la vostra citazione è quella di un’intervista di uno dei promotori dell’iniziativa e dice sinteticamente che Opes presterà e investirà nelle imprese sociali (quindi anche produttori del commercio equo).

Opes infatti nasce dall’esperienza del fair trade, della micro finanza e della cooperazione internazionale per dare risposta a un bisogno urgente: dare capitali alle imprese sociali che non riescono a svilupparsi perché nessuno da credito e mette capitale di rischio per lungo periodo in queste organizzazioni!

La scelta di raccogliere a dono e di investire nasce dal fatto che non si vuole operare come la finanza dominate che è diretta esclusivamente dalle aspettative di rendimento dei finanziatori e che quindi decide di mettere capitale in un’impresa solo se c’è una prospettiva di lauto rendimento.

Opes, si è data come vincolo quello di entrare nel capitale delle imprese (o di prestare a tassi sotto il mercato) partecipando al rischio a fianco degli imprenditori sociali, ma sempre rimanendo in minoranza perché crede che l’impresa è di chi la realizza sul campo e non di chi la capitalizza.

E’ proprio a partire da questa chiarezza e pulizia di visione, pensando alle molte realtà di nostri produttori del sud del mondo, che ci siamo convinti a dare la nostra adesione.

Ovviamente non pensiamo con questo breve scritto di aver fugato tutti i vostri dubbi o di aver modificato le vostre convinzioni, ma speriamo invece che possa essere servito per evitare facili fraintendimenti, tenuto conto che, come sempre, toccherà ancora dibattere e ragionare insieme ai soci di tutti gli argomenti legati alla finanza Altromercato.

A disposizione, se lo riterrete, a incontrarvi per approfondire ulteriormente,

Un caro saluto

Il CdA