Mia nonna mi racconta che una volta a Ploaghe, in Sardegna, ognuno si faceva il pane in casa. Compravano il grano da un vicino di casa che lo coltivava sulle colline dei dintorni. C’erano un paio di mulini a gestione familiare in paese. Uno nella parte alta e uno più in basso. Anche i mugnai erano persone ben conosciute. E poi c’era il forno: quello vicino a casa, che veniva usato da tutto il circondario.

Le quattro varietà di frumento di grano tenero del campo di Roletto

 

Il progetto “Farina del nostro sacco” parte da questa ricerca: ritrovare relazioni sane tra produttori e consumatori. Creare reti forti e orizzontali che ci aiutino a consumare prodotti alimentari sani e di provenienza sicura.

Non è stato semplice, e in parte non lo è ancora, nonostante il primo anno di sperimentazione e un secondo raccolto che ci accingiamo ormai a mietere.

E’ un progetto del gruppo di lavoro del Destovest, gruppo di lavoro del distretto di economia solidale di Torino, zona Ovest, una serie di realtà (soprattutto GAS, ma anche associazioni e la MAG4) della zona che va da Alpignano, fino a Piossasco e Avigliana. E’ un progetto semplice nei contenuti, ma complesso nei significati e nella realizzazione.

Lo scopo è quello di produrre farina con metodo biologico (di grano tenero, monococco e grano saraceno) a consumo dei membri delle realtà coinvolte, puntando su filiera corta e km-zero, cercando il coinvolgimento diretto con aziende agricole e mugnaio.

 

I significati invece sono molteplici:

Il progetto vuole innanzitutto smontare quelli che sono i metodi del sistema economico classico: si parte infatti dal bisogno di farina espresso dalle famiglie partecipanti al progetto per organizzare un’offerta consona di grano.

Difendere la pratica della produzione biologica, tipica, locale e stagionale, anche favorendo percorsi di riconversione e, grazie alla collaborazione con l’ASCI, attraverso l’autocertificazione.

La creazione di una rete con relazioni dirette tra chi produce, chi lavora e chi consuma, per riscoprire la semplicità dei processi produttivi, valorizzare il lavoro degli operatori coinvolti e favorire la partecipazione diretta degli acquirenti. Questo anche attraverso una condivisione tra consumatori e produttori dei rischi d’impresa.

Sperimentare un rapporto commerciale fondato sulla correttezza e la fiducia, con un prezzo trasparente e giusto attraverso un’analisi minuta dei costi e dei ricavi.

 

Il percorso “Farina del nostro sacco” crea quel legame, inesistente nell’economia di mercato, tra produttore e consumatore. Una cosa è prendere un pacco di farina dallo scaffale e pagarlo alla cassa. Altro è concordare intorno a un tavolo con i contadini Pietro, Anna, Giulio, Franco, Silvia e Claudio tempi, quantità, tipo di coltura, semente, e stabilire con il mugnaio Claudio il tipo di molitura. E’ un po’ un progetto d’altri tempi, quando, come nel paese di mia nonna, il contadino era il vicino di casa e il mugnaio il vecchio compagno di classe.

E’ stato un percorso non semplice, in cui come gruppo ci siamo dovuti formare in maniera costante e approfondita. Un percorso ancora in cammino, con alcuni nodi ancora da sciogliere, ma con il sapore forte del pane che ognuno di noi ha sfornato dopo il primo anno di sperimentazione. 1034 kg di farina di grano tenero, 243 di monococco e 114 di grano saraceno e un centinaio di famiglie coinvolte: questi i numeri del primo anno.

Numeri che sottendono persone, incontri e relazioni che sono state il cuore di questi ormai quasi tre anni di progetto.

Incontri a volte faticosi, a volte incastrati tra i mille impegni a cui ciascuno di noi non vuol mancare, ma spesso intensi e ricchi a riprova di quanto sia sempre più necessario superare lo sterile scambio soldi per merce. Per riportare l’uomo e il suo benessere al centro e relegare il denaro al ruolo che dovrebbe avere e non a fine del nostro agire.

 

Le realtà che hanno aderito al progetto sono:

Gas Campo Aperto – Rivalta di Torino, GRAC – Rivalta di Torino, ass. GASSE – Piossasco, GASQueMais – Rivoli, Gasalpi – Alpignano, ass. Il filo d’erba Comunità famiglie – Rivalta di Torino, GAS DAL BASS – Avigliana, Banca del tempo – Rivalta di Torino, coop. MAG4

e le aziende produttrici sono:

La Cascina Rivaltese – Rivalta di Torino, Comunità Terapeutica Cascina Nuova dell’ass. Aliseo – Roletto, Cascina Gardiol – San Secondo di Pinerolo, La Cascina dei Conti (che si occupa anche della molitura dei grani) – Osasco.

 

Carlo Cassinis per DESTOvest, gruppo di lavoro per un Distretto di Economia Solidale di Torino e provincia (DESTO)

giugno 2011