Bisogna dirlo, ancora una volta, senza alcuna reticenza: è in nome di un presunto sviluppo “sostenibile”, della creazione di posti di lavoro e perfino dell’auspicio di una certa redistribuzione della ricchezza che il governo messicano sta provando a distruggere le condizioni di riproduzione economica, sociale e culturale delle comunità investite dai megaprogetti del Tren Maya e del Corridoio Transistmico. Quello sviluppo comporta marginalità sociale, lavoro in condizioni tremende nelle maquiladoras ...

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